Fiorillo (ACI Agroalimentare) scardinare interessate prese di posizione contro evo italiani

Olivicolo
27 settembre 2016

Fiorillo (ACI Agroalimentare) scardinare interessate prese di posizione contro evo italiani

"C'e' bisogno di una campagna promozionale che veda assieme produttori e confezionatori, artefice il Ministro Martina. Una campagna che scardini certe interessate prese di posizione sugli extravergini di qualità italiani", afferma Elia Fiorillo, coordinatore settore olivicolo Alleanza Cooperative Italiane, a proposito di un libro recentemente pubblicato da uno scrittore americano, Larry Olmsted, sul fenomeno del "food fake" (ovvero della contraffazione sul cibo). Olmested, sottolinea Fiorillo, "ha sostenuto che e' sconsigliabile acquistare e consumare olio extra vergine di oliva italiano o spagnolo. Vanno preferiti, invece, gli oli cileni o australiani". Questo episodio, ricorda il coordinatore, fa seguito a quello di qualche anno fa, quando ci provò "il New York Times a screditare la nostra olivicoltura. Complice un giornalista, Tom Mueller, che pur aveva avuto grande credito nel nostro Paese. Il Time pubblicò quattordici vignette di Nicholas Blechman, dal titolo: 'extra virgin suicide, the adulteration of italian olive oil"'. Di fronte alla generale levata di scudi della filiera, sottolinea Fiorillo, Mueller si chiamò fuori e disse che  se ci fosse stata negli Stati Uniti la Legge Mongiello, certe cose non sarebbero capitate. Insomma, secondo quelle, l'Italia e' ok dal punto di vista dei controlli, e' l'America che e' carente. Però - osserva il responsabile olivicolo dell'alleanza delle cooperative, "dopo l'ondata generale di sdegno per le vignette del Times poco e' stato fatto da parte nostra per convincere gli americani sulla bontà dei nostri extravergini". D'altronde, osserva, il nuovo attacco "alla nostra credibilità non può farci rimanere inermi".  "Un dato deve far tutti riflettere, sottolinea Fiorillo, in termini assoluti nel 1993/94 l'Italia esportava circa 125 mila tonnellate di oli d'oliva confezionati verso gli USA. Nel 2014/15 ne ha esportati 122 mila tonnellate. Nello stesso periodo i consumi di olio degli americani sono triplicati". Per Fiorillo, "va ricordato che il nostro Paese, in quanto a controlli, non e' secondo a nessuno: alcuni nostri produttori  hanno  previsto certificazioni volontarie, si sottopongono alla 'Certificazione ISO 22005, sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentarì e UNI 11020:02, relativa al 'sistema di rintracciabilità nelle aziende agroalimentarì per commercializzare oli di grande qualità. Per non parlare poi  della legislazione italiana ed UE,  estremamente rigida su controlli e tracciabilità, che non ha paragoni al mondo, su nessun prodotto, anche in USA". Oltre alle campagne pubblicitarie ad hoc, continua Fiorillo, "bisogna anche sostenere e incentivare investimenti in nuovi oliveti, efficienti e competitivi, anche a conduzione cooperativa, nelle aree vocate con l'obiettivo di arrivare, entro 8-10 anni, a soddisfare un fabbisogno minimo di 200 mila tonnellate di ev italiano di alta qualità. Bisogna, inoltre, tutelare le due anime della filiera olivicola olearia italiana, quella produttiva e quella commerciale, affinche' s'impegnino sempre più a realizzare prodotti con requisiti etici e qualitativi restrittivi. E poi,  riconoscere e tutelare la dizione 'alta qualita", proposta per differenziare l'olio extra vergine italiano rispondente ai requisiti qualitativi del disciplinare nazionale". "Non tutti i mali vengono per nuocere. Quest'ultima informazione "negativa" ci deve far riflettere e, soprattutto, far cambiare strada. Siamo nel villaggio globale, non ci possiamo, tra l'altro, permettere errori d'informazione, che poi si trasformano in immagine negativa per il Paese tutto. Speriamo che la lezione ci serva", conclude Fiorillo.




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