Cooperare con Libera Terra: l’associazione lancia l’allarme sulla finanziaria; una nuova norma rischia distruggere le opportunità; di lavoro create dall’uso sociale dei beni confiscati alla mafia

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27 novembre 2009

L’Agenzia Cooperare con Libera Terra, associazione nata nel movimento cooperativo per aiutare le esperienze di uso sociale dei beni confiscati alla mafia, esprime forte preoccupazione per una norma presente nel maxiemendamento presentato del Governo sulla Legge Finanziaria 2010.
La nuova norma, se approvata, disporrà che i beni confiscati alle organizzazioni criminali non assegnati a tre mesi dalla confisca siano posti in vendita. Sono quegli stessi beni che possono essere destinati a usi sociali secondo la legge 109 del ’96, legge di iniziativa popolare promossa da Libera sostenuta da più di un milione di cittadini. Tale norma ha permesso la nascita del tessuto produttivo delle cooperative di Libera Terra, oggi attive in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania: un successo imprenditoriale che si è tradotto soprattutto nella capacità di creare occupazione per battere la mafia nei territori in cui è socialmente più forte. Di fatto la norma pregiudica lo sviluppo di queste realtà perché è inimmaginabile che i beni siano assegnati in un così breve periodo.
“Potrebbe addirittura capitare – spiega preoccupato Gianpiero Calzolari presidente dell’Agenzia - che siano le stesse organizzazioni criminali a ricomprare tramite prestanomi i patrimoni loro sottratti. Capiamo la necessità di fare cassa, ma se ciò comporta il rischio di affossare un’iniziativa reale e concreta contro la mafia come l’uso sociale dei beni confiscati attraverso il lavoro cooperativo bisogna fare marcia indietro”.
Ad oggi le cooperative del circuito Libera Terra occupano 103 persone e nell’ultimo esercizio (2008) hanno fatturato oltre 3,5 milioni di euro (con un patrimonio netto di 1,4 milioni). Proprio nell’ultimo anno l’iniziativa ha accelerato la crescita con la costituzione di un Consorzio Libera Terra Mediterraneo che unisce gli sforzi delle singole cooperative e che è pronto ad accoglierne di nuove.
Per queste ragioni l’Agenzia sottoscrive l’appello di Don Luigi Ciotti e Libera “Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra” dove si spiega “La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge.” Conclude Calzolari: “Ci uniamo a Don Ciotti nel chiedere al Governo e al Parlamento di ripensarci e di ritirare l’emendamento sulla vendita dei beni confiscati e anzi di rafforzare il sistema di norme che permette il rapido riutilizzo sociale dei beni confiscati”.

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