Rapporto sulla cooperazione reggiana

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9 marzo 2009

Sebbene la crisi non risparmi neppure queste imprese e in prospettiva sia facilmente prevedibile un rallentamento dei trend di crescita rispetto agli ultimi anni, il sistema cooperativo reggiano è giunto alla svolta congiunturale negativa con valori che ne fanno una componente centrale dell’economia e del tessuto sociale reggiano.

Il dato emerge con evidenza dal rapporto che Legacoop e Confcooperative di Reggio Emilia – con il contributo della Camera di Commercio di Reggio Emilia e in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico presso il quale è tenuto l’Albo delle società cooperative – hanno realizzato sulla cooperazione a Reggio Emilia, sulla sua consistenza, sul suo funzionamento e sui comportamenti sociali. Il rapporto, discusso ieri in una riunione congiunta della Direzione di Legacoop e del Consiglio provinciale di Confcooperative, è stato illustrato il 26 febbraio agli organi di informazione dai presidenti di Legacoop Ildo Cigarini e di Confcooperative Giuseppe Alai, assieme ai direttori generali Francesco Malpeli e Giovanni Teneggi e al vicepresidente di Confcooperative Enea Burani. Erano inoltre presenti Daniela Cervi, responsabile del Servizio finanziario di Legacoop e Antonella Albertini, assistente di presidenza di Confcooperative, che assieme a Dtn Consulenza hanno redatto il rapporto.

“L’obiettivo – hanno spiegato Ildo Cigarini e Giuseppe Alai – è quello di avviare una riflessione su quanto la presenza delle cooperative ha contato e conta nella costruzione della struttura economico-sociale del territorio e nel consolidamento del rapporto – sempre più necessario – tra performance imprenditoriali e responsabilità sociale”. “Al centro, in sostanza – hanno spiegato Alai e Cigarini – c’è una questione che riguarda il rapporto tra cooperative e territorio e viceversa: se tutti i cooperatori devono essere consapevoli del valore sociale della loro azione (e ciò deve portare a una assunzione profonda di responsabilità) c’è anche il bisogno che la cooperazione sia ben compresa da tutti” “In altri termini, se appaiono chiari i vantaggi prodotti dalle cooperative per il proprio ambiente sociale, tale ambiente ha il dovere di considerare le cooperative come un proprio patrimonio, indirizzandolo, criticandolo, sospingendolo a correggersi, ma curandone ruolo, presenza e prospettive”.

Il rapporto – che fa riferimento agli esercizi 2005, 2006 e 2007– riguarda il complesso della cooperazione reggiana (cooperative aderenti e non aderenti), passando poi alle cooperative aderenti alle due Centrali e, infine, presenta alcune rilevazioni sulla dinamica economica e di funzionamento su un campione di cooperative.

Delle 753 cooperative presenti a Reggio Emilia nel 2007, 664 risultano attive e, di queste, 566 sono aderenti alle due Centrali e realizzano un valore della produzione di 7.339 milioni di Euro.

Il patrimonio netto delle cooperative (capitale, riserve e risultato di esercizio) si è incrementato del 13% nel 2006 e del 9% nel 2007, arrivando a 2,5 miliardi di Euro, con oltre due miliardi rappresentati dalle riserve. “Le cooperative aderenti alle Centrali – hanno sottolineato al proposito Cigarini e Alai – sono pressoché tutte a prevalenza mutualistica; le riserve sono indivisibili e rappresentano pertanto il patrimonio intergenerazionale e sociale della cooperazione”.

Su 566 imprese, 310 hanno chiuso l’esercizio 2007 in utile, 106 in perdita e 150 in pareggio. Il totale degli utili è stato di oltre 160 milioni, mentre il totale delle perdite è stato di sei milioni e mezzo. Per quanto riguarda le imposte e tasse, il dato relativo a Irap e Ires ha visto un esborso, nel 2007, di poco inferiore a 81 milioni di Euro, un importo pari a oltre il 50% dell’utile. Gli occupati totali (in una provincia che conta 231.000 lavoratori) sono oltre 43.000, di cui il 62% donne e il 38% uomini. Gli occupati stranieri delle cooperative rappresentano il 9,8% (4.280 totali) e sono in aumento del 22% nel 2007. I soci delle cooperative reggiane di Legacoop e Confcooperative sono complessivamente 644 mila (considerando anche i soci fuori provincia e quelli che sono soci di più cooperative) a cui si devono aggiungere 10.743 soci sovventori. Il prestito sociale è attivo nel 37,5% delle cooperative e assomma a un miliardo e 800 milioni di Euro.

Gli investimenti: si riducono progressivamente nel triennio, passando da 206 milioni nel 2005 ai 151 milioni di Euro nel 2007. È importante sottolineare che l’importo degli investimenti è negli anni più o meno pari a quello degli utili e si conferma di un certo rilievo anche in una condizione economica già segnata da difficoltà. Vuol dire dunque che gli utili sono sempre rimasti nelle imprese, e sotto forma di patrimonio inalienabile. Valore aggiunto. Osservare la produzione e la distribuzione del valore aggiunto vuol dire rendersi conto del valore non solo economico,ma anche sociale di una organizzazione. Il valore aggiunto è, nel 2007, pari a 1.186 milioni di Euro, equivalente al 24% della produzione totale. È devoluto in gran parte al lavoro (61%), seguono i finanziatori (14%). Il 4% va allo Stato sotto forma di imposte.

“Un elemento da segnalare in modo particolare – hanno concluso Cigarini e Alai – è la presenza diffusa della cooperazione in tutti (o almeno in moltissimi) comparti produttivi e merceologici. Il significato supera ancora una volta il mero dato economico ma definisce propriamente la cultura economica e sociale del territorio. È una tratto culturale di cui bisogna essere molto consapevoli, soprattutto quando – nascendoci dentro – si rischia di considerarlo naturale”.




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