Assemblea Nazionale dei Delegati Legacoop

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“La dinamica della crisi ha fatto emergere il ruolo positivo svolto da soggetti imprenditoriali, come la cooperazione, che fondano la loro crescita su paradigmi di coesione sociale e di continuità e stabilità nel tempo. Un ruolo che finalmente viene riconosciuto e che fa identificare in questi soggetti una risorsa importante per uscire dalla crisi in direzione di quell’economia sociale di mercato di cui tanto si discute, per avere un’Italia più competitiva e più giusta. Adesso, questo insieme di imprese è chiamato a gestire una discontinuità che non può essere affrontata con vecchi schemi. Alla politica ed alle istituzioni chiediamo, dunque, una cosa sola: di guardare avanti con occhi nuovi, di salvaguardare il capitale immateriale ed umano che costituisce la ricchezza del Paese, di promuovere in modo graduale il cambiamento strutturale. E come cooperazione reclamiamo una attenzione non solo per il nostro peso economico e per la funzione sociale che assolviamo, ma anche per il ruolo di coprotagonisti di un progetto di trasformazione ‘temperato’ dell’economia italiana che le vicende stesse della crisi ci assegnano”.
È questo il messaggio lanciato da Giuliano Poletti, Presidente di Legacoop, nella sua relazione introduttiva all’Assemblea Nazionale dei Delegati dell’organizzazione cooperativa, svoltasi a Roma il 23 aprile. La rivendicazione di un ruolo importante per il futuro del Paese parte dal dato oggettivo del peso economico e sociale e delle performance realizzate dalle imprese cooperative.   image

Le imprese cooperative: il 6,2% degli occupati italiani; oltre il 5% del PIL

“La cooperazione italiana, non solo quella aderente a Legacoop” -ha chiarito Poletti- “viene da uno dei periodi più dinamici della propria storia, che l’ha portata ad oltre 60 mila cooperative attive, (l’1,26% delle imprese italiane), a 1.056.000 occupati, pari a ben il 6,2% degli occupati italiani, ad oltre 110 miliardi di € di giro d’affari con un’incidenza ben superiore al 5% del PIL. Dei più di 10 milioni di soci, 2.000.000 sono soci imprenditori, per la maggior parte titolari di imprese di piccole e piccolissime dimensioni”.
Ma il reale perimetro economico e sociale della cooperazione è più ampio. Il Centro Studi di Legacoop ha quantificato in oltre 7.500.000 (quasi il 15% della popolazione italiana) le persone coinvolte “in misura significativa” dalle attività delle cooperative. In questi anni, inoltre, è cresciuta la dimensione media delle cooperative, superiore a quella media delle imprese italiane, si è allungata la loro durata media di vita, anch’essa largamente superiore a quella media delle altre imprese italiane.
“Nel momento in cui si riconosce alle medie imprese italiane un ruolo decisivo nel contrastare la crisi” -ha detto Poletti- “bisogna sottolineare che le cooperative rappresentano il 6% delle imprese da 10 a 50 addetti, il 14% delle imprese da 50 al 250 addetti, il 13% delle imprese oltre i 250 addetti”. Ma, soprattutto, si è estesa e rafforzata la capacità della cooperazione di fornire risposte adeguate alle aspettative espresse da una sempre più ampia platea di soci, di includere nel mercato, da protagonisti, soggetti sociali che ne erano ai margini.

Legacoop: una crescita proseguita anche nel 2008; fatturato +4,7%, occupati +2,7% 

“La cooperazione” -ha sottolineato Poletti- “non esprime più un pezzo di economia marginale, ma è, in tutti i comparti, una componente importante dell’economia nazionale”. All’interno dell’universo cooperativo, i dati relativi alla cooperazione aderente a Legacoop spiccano particolarmente: 15.000 cooperative associate, con 8,3 milioni di soci e 472 mila occupati, che sviluppano oltre il 45% del giro d’affari di tutta la cooperazione italiana. Il 2008 ha rappresentato un anno di rallentamento, ma il fatturato è aumentato del 4,7% e gli occupati del 2,7%.

I vantaggi competitivi leva per l’innovazione

Risultati importanti,motivo di orgoglio.“Tuttavia” -ha chiarito il Presidente di Legacoop- “non saremo valutati per quanto abbiamo realizzato fino ad oggi,ma in rapporto a quanto di innovazione saremo in grado di introdurre nel tessuto economico e sociale del Paese: questo significa assumere una prospettiva strategica che, rafforzando i vantaggi competitivi ereditati dal passato, sia in grado di rinnovare i nostri modelli di business e di valorizzare il ruolo dei soci ed il peso del lavoro nell’esperienza cooperativa”. Vantaggi competitivi che Poletti ha indicato nella fiducia (che ha assicurato la crescita delle cooperative e si è estesa al contesto sociale in cui operano), nella visione di lungo periodo (le cooperative sono imprese nate per durare), nella struttura patrimoniale equilibrata (con uno sviluppo più lento, ma più stabile), nella capacità di coniugare efficienza e finalità mutualistica (la cooperazione distribuisce utilità sociale, non dividendi), nella flessibilità, nella creatività.

La cooperazione di fronte alla crisi: il piano di Legacoop

La cooperazione, insomma, rappresenta una risorsa per uscire dalla crisi ed un modello di impresa sul quale puntare per un rilancio dell’economia del Paese. Ciò non toglie che la crisi stia mordendo anche il mondo cooperativo, con modalità e ricadute diverse. Per questo Legacoop ha attivato un piano straordinario di azione contro la crisi. Le linee direttrici dell’azione impostata da Legacoop per fronteggiare le situazioni di difficoltà economica delle cooperative aderenti sono così sintetizzabili: acquisire informazioni aggiornate circa l’andamento economico delle imprese cooperative, attraverso un sistema di valutazione, fondato su dati tratti dai bilanci e su informazioni dirette, approntando anche strumenti di conoscenza tempestiva circa i comportamenti del mondo del credito, anche al fine di presentarli nelle sedi istituzionali di confronto individuate dal Governo per monitorare i rapporti tra banche ed imprese; favorire la disponibilità di credito per le associate mediante convenzioni con istituti di credito e l’accelerazione della costituzione di un Cooperfidi Nazionale; dare vita a strumenti finanziari specializzati per lo smobilizzo dei crediti, in particolare della pubblica amministrazione (il progetto è in avanzata fase di impostazione e potrebbe diventare operativo entro la fine di settembre), per supportare le iniziative di investimento immobiliare ed in beni strumentali mediante operazioni di leasing (da realizzarsi entro l’anno in corso); promuovere nuove imprese cooperative come risposta alla crisi; il progetto di costituire 1.000 nuove cooperative ha trovato l’appoggio di Coopfond, dei gruppi creditizi UGF Banca e Intesa San Paolo e del gruppo finanziario CCFS e presto sarà operativo. Inoltre CFI, società costituita da Legacoop, Confcooperative ed Agci, è impegnata a valutare progetti che consentano a lavoratori di imprese entrate in crisi di adottare la forma cooperativa e di mantenere così la continuità aziendale.

Gli ammortizzatori sociali

Poletti ha quindi indicato come priorità immediata il contenimento delle ricadute sociali della crisi. “È giusto” -ha affermato- “concentrare risorse importanti sugli ammortizzatori sociali, in modo da far sì che la contrazione della produzioni e degli scambi determinino sospensioni temporanee dal lavoro e non licenziamenti: valutiamo quindi positivamente il provvedimento che estende a tutti i lavoratori dipendenti i cosiddetti ‘ammortizzatori in deroga’ e interviene a sostegno di quei lavoratori autonomi che risultano più legati alle sorti di singoli committenti”.

Pensare al futuro

Oltre a fronteggiare l’emergenza, occorre anche saper pensare al futuro, preparando le condizioni della ripresa. Ciò significa, secondo il Presidente di Legacoop, puntare al completamento ed al miglioramento delle reti infrastrutturali; mantenere la priorità della destinazione delle risorse comunitarie al Mezzogiorno; proseguire nelle politiche di liberalizzazione, eliminando sacche di inefficienza e diseconomie nei servizi pubblici locali, nelle professioni, nella distribuzione commerciale; sostenere chi investe, anche prevedendo, sulla scorta dei risultati positivi per la crescita e l’occupazione che tale misura ha prodotto nelle cooperative, sgravi fiscali in favore di chi reinveste stabilmente gli utili per lo sviluppo dell’impresa.

La riforma degli assetti contrattuali

E proprio pensando al futuro, alla competitività di lungo periodo del sistema economico, Legacoop ha sottoscritto l’Accordo quadro per la riforma degli assetti contrattuali. “Avremmo certamente preferito” -ha chiarito Poletti- “che esso fosse stato condiviso da tutti gli  attori principali, ma la revisione degli assetti della contrattazione definiti nel 1993 era da tempo matura: l’accordo del ‘93 era finalizzato soprattutto a contenere l’inflazione, e a evitare il collasso finanziario del Paese; oggi serve un modello che favorisca il recupero di competitività del sistema produttivo, e leghi maggiormente le retribuzioni ai risultati aziendali, come si fa nella cooperazione di lavoro attraverso l’istituto del ristorno”. In ogni caso, Poletti ha sottolineato che il tavolo specifico della cooperazione resta aperto, e che “noi continuiamo ad auspicare che possa produrre intese da tutti condivise, e per questo stiamo lavorando e lavoreremo”.


La riforma del welfare; il federalismo

Sempre riferendosi al futuro del Paese, Poletti si è soffermato su due tematiche che richiederanno scelte importanti: la riforma del welfare ed il federalismo. Sulla prima, il Presidente di Legacoop ha evidenziato la necessità di un rafforzamento del workfare, e cioè di generalizzare e rendere stabile un sistema ordinario di tutele per il lavoro che sappia veramente integrare la copertura per i periodi di sospensione e di disoccupazione con la formazione mirata al reimpiego. Poletti ha anche sostenuto l’esigenza di perseguire il potenziamento della sussidiarietà e la valorizzazione del ruolo dell’intervento privato che il Libro Verde individua come una delle via maestre per la riforma. Per quanto riguarda il capitolo previdenza, Poletti ha affermato che “non lo si può affrontare nel momento acuto della crisi: aggiungerebbe ansie e tensioni sociali ad una situazione già piena di insicurezze e sfiducia”.
Riguardo al federalismo fiscale, il Presidente di Legacoop ha sottolineato che “la riforma deve innescare comportamenti virtuosi sul piano della spesa, non deve aumentare la pressione fiscale complessiva, deve migliorare l’equilibrio tra entrate e uscite per tutti i livelli istituzionali, deve garantire un giusto livello di prestazioni su tutto il territorio nazionale, e quindi deve prevedere strumenti e forme di perequazione”.




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