Apofruit: proposte per la crisi dell’ortofrutta

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31 luglio 2009

La crisi, che fino ad ora ha lasciato indenne l’agroalimentare e in particolare l’ortofrutticoltura, sta creando gravissime difficoltà anche in questo settore schiacciato tra contrazione dei consumi e surplus produttivo derivato da accavallamenti tra le diverse aree di produzione europee.
Tutta l’ortofrutta estiva e in particolare le pesche e le nettarine, stanno subendo l’effetto della diminuzione dei consumi indotta da molteplici cause tra cui la crisi economica, la perdita del potere d’acquisto dimolti Paesi acquirenti (come alcuni Stati dell’Est Europa che hanno svalutato la loro moneta rispetto all’euro) e le temperature stagionali sfavorevoli nell’Europa del Nord.
Si è aggiunta, inoltre, una produzione più abbondante rispetto allo scorso anno: per quanto non si possa parlare di superproduzione ma di un 5- 6% in più rispetto al 2008 che, unito al ritardo dei tempi di maturazione in campagna, fa sì che l’offerta attuale sia superiore di un 10-15% rispetto allo stesso periodo all’anno passato. A questi elementi negativi si aggiungono i prezzi dell’industria di trasformazione, cui è indirizzata la produzione non idonea al mercato fresco, che quest’anno spuntano nel mese di luglio prezzi il cui valore è meno della metà rispetto al 2008 (nel 2008 i prezzi sono stati di 15-18 centesimi, quest’anno si aggirano sui 7 - 8 centesimi).
La deperibilità delle pesche e delle nettarine impedisce che il prodotto sia stoccato per troppo tempo in frigorifero, pena lo scadimento qualitativo dello stesso. L’insieme di queste cause, associato alla mancanza di qualsiasi forma di tutela per i produttori agricoli, ha provocato una situazione di crisi che si riflette in termini di prezzo liquidato ai produttori, il cui ricavo si aggira sui 20 centesimi, valore che rappresenta meno del 50% dei costi di produzione e mette a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole.
Le proposte Apofruit Italia, rappresentando le oltre 4.000 aziende agricole ad essa associate, è conscia del proprio ruolo di grande impresa cooperativa del settore ortofrutticolo e ritiene necessario che la produzione affronti in modo coordinato il mercato per poter uscire da questa situazione di grave crisi che penalizza soprattutto all’interno della filiera le aziende agricole. Obiettivo delle proposte di seguito illustrate non è la distorsione del mercato né il mantenimento di surplus produttivi strutturali,ma di assicurare un minimo di protezione ad una categoria,quella dei produttori di ortofrutta estiva, che trovandosi alla base di una filiera così deperibile pagano costi pesantissimi al minimo surplus congiunturale.
1. Realizzazione di un fondo per la gestione delle crisi ed innalzamento dei quantitativi ritirabili dal mercato
L’attuale impostazione dell’OCM ortofrutta sul capitolo di prevenzione e gestione delle crisi non consente di tutelare in modo efficace i produttori quando la crisi è in atto. Si evidenzia che per le pesche e soprattutto le nettarine, perlomeno per le varietà precoci e medie (con maturazione fino a fine luglio) l’industria di trasformazione non rappresenta più uno sbocco che può tutelare in caso di surplus produttivo. L’unico sbocco attuale che può garantire un minimo di elasticità ad eventuali surplus produttivi è quello per la produzione di energia (biodigestione). Tale soluzione già prevista all’interno dei programmi operativi delle O.P. può essere utilizzata solo nei limiti del 5% della quantità commercializzata per singola specie. E’ necessario elevare in caso di grave crisi la percentuale al 15% della quantità prodotta. Considerato, inoltre, che le O.P. singolarmente hanno delle evidenti difficoltà di utilizzare, oltre alla realizzazione di biomasse, le altre forme di ritiro previste (distribuzione gratuita e raccolta al verde o mancata raccolta), si propone di chiedere all’UE di poter costituire e gestire in forma collettiva un fondo, alimentato dalle Organizzazioni dei Produttori con i contributi che queste ricevono (dalla stessa UE) proprio per la gestione delle crisi (0,5% di aiuto aggiuntivo al 4,1% ordinario). Tale fondo dovrà essere gestito a livello territoriale, tramite la costituzione di apposita Filiale per la gestione delle crisi. La Filiale opererà sotto il controllo della Regione e gestirà in forma collettiva i quantitativi che dovranno essere ritirati dal mercato del fresco e avviati alla produzione di energia. Il Fondo potrà così integrare in modo unitario i prezzi dei prodotti che le O.P. ritireranno dal mercato.
2.Creazione di un tavolo di filiera
Produttori e distribuzione non devono incontrarsi solo nel pieno di una crisi per studiare iniziative estemporanee. E’ indispensabile che sia istituito un tavolo permanente, con un coordinamento istituzionale, che periodicamente si riunisca per valutare iniziative congiunte, finalizzate a ridurre i costi e a migliorare la trasparenza della filiera, e definire le “regole del gioco”.
3.Armonizzazione degli oneri sul lavoro in agricoltura
Vista l’elevata quantità di mano d’opera necessaria per produrre e confezionare ortofrutta, è’ inaccettabile che nelle varie “Regioni produttive dell’Europa” il lavoro agricolo abbia oneri sociali estremamente differenziati,che provocano un’evidente distorsione della concorrenza.Si chiede un’armonizzazione delle aliquote previdenziali e fiscali che gravano sul lavoro in agricoltura,tra i diversi Paesi e tra le diverse zone di produzione. Questo problema deve essere affrontato rapidamente dall’Unione Europea essendo un problema prioritario da risolvere per garantire una “concorrenza corretta” e senza distorsioni.
4. Valorizzazione della immagine del produttore e dell’origine
La garanzia del reddito per il produttore, nel medio periodo, può venire solo da una politica di alta qualità e di distintività della produzione. L’origine è un elemento importante ma da solo non basta.E’ indispensabile che siano adeguatamente sostenute le politiche dei produttori per dare distintività al prodotto, sia dalle Istituzioni che dalla Moderna Distribuzione la quale deve vedere la marca del produttore non come alternativa alla propria marca d’insegna ma complementare, come marca “del territorio”.




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